Arrivai per la prima volta nella redazione della rivista “Giorni”, che allora si trovava in via Zuretti a Milano, per intervistare e fotografare l’allora direttore Davide Lajolo. Era un grande intellettuale, il famoso “Compagno Ulisse” che aveva liberato Nizza Monferrato dai nazisti e scritto il romanzo e cronaca di un tempo, “Il Voltagabbana”. Quando a conclusione di una bella chiacchierata spiegai a Lajolo i motivi che mi avevano condotto lì lui, guardandomi dritto negli occhi e con una voce stentorea quanto profonda rispose “Tu vuoi fotografare me?! Tu devi farmi le copertine!”. Non l’ho mai fotografato ma abbiamo collaborato quasi dieci anni.
Nel giro di poco diventai amico di tutti in redazione sia per la curiosità che suscitavano i miei lavori con i grandi personaggi dello spettacolo e della cultura, sia perché avevo guadagnato la stima di “Ulisse” che mi telefonava direttamente quando aveva bisogno di una copertina speciale.
All’incontro partecipavano anche il vicedirettore ed il redattore che si era occupato del pezzo da rappresentare. Convenuto il tutto ritornavo con il lavoro fatto che veniva impaginato dai grafici secondo la “gabbia” propria della testata.
Davide Lajolo era un intellettuale, non un fondamentalista. Nella sua giovinezza era stato con la gioventù fascista e, quando aveva capito di essere dalla parte sbagliata, si era consegnato ai partigiani rischiando la fucilazione, ma la sua buona fede aveva convinto. Era passato nei partigiani e il gruppo al suo comando aveva liberato Nizza Monferrato dai nazisti. Di lì, dal basso, era diventato Direttore dell’Unità e deputato del PC. Ma era anche uno strenuo anticomunista rispetto al comunismo privo di democrazia ed oppressivo. Le sue idee lo portavano spesso a scontrarsi con il Partito. Un pomeriggio entrai in redazione ed il Vicedirettore Azzini mi disse a bassa voce “Ulisse è furibondo” (gli amici lo chiamavano con il suo nome di partigiano). L’ampia porta di vetro che aveva il suo ufficio gli consentiva di vedere chi entrava e grazie a uno specchio riusciva a farlo anche quando era seduto di spalle. Appena mi vide sulla porta mi fece cenno con la mano di entrare, senza girarsi. “Ho litigato proprio ora con la direzione del PC per il tuo amico”. Il “mio amico” era Pasolini. Il PC non voleva che scrivesse su Giorni “Ma – continuò Lajolo – finché alla direzione ci sono io pubblico quello che io decido. Quindi l’articolo di Pasolini esce con tutto lo spazio che merita!” Davide era lo spirito autentico della democrazia quindi gli scontri con l’ottusità dei burocrati di partito era una costante.
Quello del 1974 Giorni 37 con in copertina il film di Pasolini. La nota critica, dei “conservatori” del PC, appare proprio in copertina insieme alla mia foto di Ines Pellegrini da “Il Fiore delle mille e una notte“.”Pasolini si batte contro il consumismo ma il suo film ‘consuma gli spettatori'”.
Il senso è legato alla difficoltà che il cinema di Pasolini poneva, e pone tutt’ora, per la complessità della sua lettura, in sostanza avrebbero voluto più un cinema dal taglio orientato al “realismo socialista” di tipo sovietico con uno schieramento politico chiaro e palese, anche ai “minus sapiens” piuttosto che una rivoluzione di tipo strutturale e linguistico. Quel film è ancora “rivoluzionario” oggi ed è realmente inconsumabile come PierPaolo mi aveva detto che voleva che fosse e, se non è ancora fruibile appare una palese testimonianza dell’affermazione Pasoliniana “Credo al progresso ma non allo sviluppo”, dove progresso sta alla tecnologia e sviluppo al sociale alla coscienza ed autocoscienza della Società.
“E’ bene tacere di ciò di cui non si sa!”
Ludwig Wittgenstein
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